giovedì 1 luglio 2010

Autoinganni (un forte appunto di Michele Cristella, da Il Corriere del Giorno)

Laterza: Assemblea del Pd con Michele Pelillo, nella quale Sebastiano Stano si propone come candidato sindaco
“Maturo per la leadership”
Nel programma: energie rinnovabili, trasparenza, legalità, unità

LATERZA – Rotto l’incantesimo degli autoinganni.
Sebastiano Stano, consigliere comunale uscente, già assessore della Giunta Cassano, 10 anni fa, ha chiamato a Laterza il suo capo corrente, Michele Pelillo per una chiacchierata sui temi del momento, la manovra di Tremonti; ma soprattutto, secondo i minuetti della prima repubblica, per rivendicare ciò che si crede sia la propria spettanza di potere, nel caso laertino, la candidatura a sindaco per le prossime elezioni.
Stano, infatti, dopo un veloce excursus sui problemi nazionali e regionali e sui guasti dell’amministrazione di Giuseppe Cristella, ha parlato di Laterza esattamente come un candidato sindaco, presentando un programma che la buonanima di Fanfani avrebbe definito “Libro dei sogni”: stimolare l’edilizia per più Tarsu, Ici e Irpef, sostegno all’energia rinnovabile, in particolare il fotovoltaico, valorizzare gli immobili comunali, investire sul turismo e sulle tipicità e fare questo e altro in collegialità, legalità e trasparenza. Dopo di che il proclama: sono disponibile, pronto, capace di portare alla vittoria la coalizione di centrosinistra.
Uno dei suoi aficionados, Giuseppe Tamborrino, lo ha ringraziato per “questo regalo”, il sindacalista Rocco Scarati ha detto che il sindacato è autonomo dalla politica, ma prende in considerazione tutte le risorse in campo, il coordinatore del Pd, Franco Cantore ha” preso atto” dell’autocandidatura e Tony Gallitelli l’ha apertamente contestata, imputando a Stano di aver esautorato il comitato dei saggi del Pd che stava al lavoro per scegliere il o i candidati sindaci, interrompendo così un percorso unitario.
Pelillo, da assessore regionale al bilancio, ha definito iniqua e oscura nelle sue 160 pagine, la manovra economica di Tremonti perché con i suoi tagli lineari, cioè indiscriminati, invece che di ricerca degli sprechi, si abbatterà soltanto sui più deboli estraniando dalla partecipazione alla crisi i più ricchi. Fra gli esempi, Pelillo ha parlato degli aiuti agli affitti: ai miliardari è stato tolto l’Ici sulla prima casa, i 30 milioni che Governo e Regione stanziavano in parti uguali per sostenere i più poveri a pagarsi la pigione di una casa, l’anno prossimo si dimezzeranno. E poi, se il governo non aumenta le sue tasse, gli enti locali o aumenteranno le loro o ridurranno i servizi che sono ormai un diritto di cittadinanza dei più poveri.
Poi Pelillo ha trattato la ragione della sua presenza a Laterza: il Pd deve dare un senso compiuto al suo progetto politico, deve ritessere il rapporto con i cittadini che non hanno più fiducia nella politica a causa delle divisioni interne, deve saper sfruttare le esperienze maturate da ciascuno e far tesoro degli errori degli ultimi anni dai quali ne è uscito annichilito. Stano, ha detto Pelillo, rimproverando Gallitelli, ha dato la sua disponibilità a guidare partito e coalizione nella prossima campagna elettorale, ha parlato chiaro, ed io preferisco chi parla chiaro a chi si chiude nelle proprie stanze. Dopo questa frustata in pieno viso a tutto il Pd, Pelillo ha fatto l’appello di rito all’unità di intenti, al guardare avanti e non indietro, a dare inizio a una fase nuova.
Il duetto fra Gallitelli e Pelillo ha messo a nudo il sintomo del malessere del Pd laertino: gli autoinganni da partitocrazia.
Il partito è ai suoi minimi storici sia perché ha trovato sulla sua strada un demagogo allo stato puro, qual è Cristella, sia perché, in nove anni, non ha dato alcun segno di esistenza in vita. Ora che si va al rinnovo del Consiglio comunale e che Cristella non può essere ricandidato sindaco avendo compiuto i due mandati, il Pd, invece, aprirsi alla città, proponendo e chiedendo proposte programmatiche e disponibilità umane, e invece di elaborare con i naturali alleati una strategia elettorale, s’è chiuso nelle sue segrete stanze a ragionare di sé e di come individuare il miglior candidato sindaco su appena due nomi disponibili. E nel far ciò non s’è nemmeno accorto di coprirsi di ridicolo dandosi un “Comitato di saggi” prima di 5, poi di sette, infine di otto, quasi che a Laterza esista una bancarella dove si vendano saggi per il Pd. Questi otto saggi, con il doveroso corredo di “pre” e “post” riunione con i loro consiglieri, per un mese hanno sdottorato sul nulla: sordi a quanti dicevano che chi si chiude si fa assediare da nemici, gli esclusi; e che alla città non va offerto “il piatto pronto” con la dicitura più o meno esplicita del “così è se vi pare”, con l’inevitabile sdegnoso rifiuto consequenziale. I saggi e i loro consiglieri conoscevano questo galateo partitico, anche perché molti di loro lo hanno predicato quando la partitocrazia infettava la politica; ma giunto il loro momento, hanno fatto come i predecessori che avevano contestato. E come i più spregiudicati di questi s’è comportato Stano, gettando un sasso in piccionaia con la sua autocandidatura, o virtuosa disponibilità.
I primi usavano parole alate aspettando o un incidente a loro favorevole o l’ukase della maggioranza fra loro; il secondo ha rotto questo incantesimo degli autoinganni costringendo tutti a parlare di candidati con nome e cognome, a cominciare dal suo. Un partitocrate ha gettato olio sul fioco fuoco della partitocrazia e lo ha fatto divampare.
La campagna elettorale è di là da venire, ma il Pd s’è già ustionato e sfigurato.

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