sabato 31 luglio 2010

REALTA' DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE: IT'S A NEW DAY

Ieri sera, c'è stata una festicciola interessante (mi spiace non avervelo comunicato prima da questo blog ma non mi è stato possibile per una miriade di ragioni). E' stata una festa molto carina e molto affollata. Si è discusso di politica (in maniera molto gioiosa), di futuro (quello, si, tutto da costruire). Insomma si è discusso di vita..che poi è l'argomento più bello che c'è!
Ci sono stati tre piccoli interventi para-politici fatti da Lilly Tocci, dal sottoscritto e da Gianfranco Lopane. Quest'ultimo, infatti, è candidato alle primarie (che si svolgeranno il prossimo ottobre) per la candidatura a sindaco di Laterza. Insieme a lui ci sono tantissimi giovani pronti ad irrompere nel "palcoscenico" politico. Senza però dimenticarsi dei politici "esperti" che hanno deciso di farsi da parte per dar spazio ai nuovi che avanzano.
Nuovi in idee, spiriti e volti: è il momento della svolta.

P.S.#1 Per farmi perdonare vi posto il testo del discorso che ieri ho declamato emozionatissimo di fronte a tantissima gente.

Sapete: “mi sono svegliato questa mattina sentendomi come nuovo, perché i sogni che ho fatto sono finalmente diventati realtà: è un nuovo giorno!”. Mi spiace dirvi che non sono mie parole. Sono, infatti, tratte dalla canzone “It’s a new day” di Will.I.am, dedicata da quest’ultimo a Obama per il suo insediamento alla Casa Bianca. Bene, seppure in misura inferiore, è un nuovo giorno anche per noi qui a Laterza. E lo è per delle ragioni specifiche. Provo a spiegarvele subito:
1- È un nuovo giorno perché a candidarsi alle primarie non è solo un uomo (o un uomo solo)...ma c’è un gruppo nutritissimo di giovani (che si arricchisce sempre più) che sta lavorando con passione ed impegno. Io sono qui in loro rappresentanza. La nostra età media è di circa 28 anni: in netta controtendenza con i costumi italiani (lo vedete tutti: la nostra classe dirigente è la più vecchia d’Europa). Quello che noi giovani possiamo portare, però non è solo rinnovamento estetico ma…
2- …capacità di leggere il presente per costruire il futuro. E questo è un altro motivo per cui “è un nuovo giorno”: siamo, a nostro modo di vedere, alla svolta. E solo con una svolta che rivendichi il diritto dei giovani ad appassionarsi e ad impegnarsi in politica…che forse questo paese e questa nazione si salveranno.
Stasera siamo qui insieme a Gianfranco per dirci fondamentalmente una cosa: un futuro diverso e migliore si può fare. E lo possiamo immaginare e costruire insieme a tutti. Noi stasera puntiamo a farvi capire (qualora non lo sappiate) qual è la posta in gioco sia per le prossime primarie sia per le amministrative tra un anno: è in gioco il futuro di tutti...anche, e soprattutto, di chi ancora non c’è! E’ un nuovo giorno, amiche e amici, anche perché…
3- …puntiamo a qualcosa di diverso dal passato. Non serve che mi dilunghi molto su quello che sono stati questi 10 anni perché i risultati sono sotto gli occhi di tutti: Laterza è un paese triste, abbandonato, inquinato e degradato culturalmente.
Oggi è un nuovo giorno perché vuole essere diverso, in tutto e per tutto, dal giorno che l’ha preceduto. Siamo diversi nelle idee, negli spiriti, nei volti. E’ quello che serve alla sinistra a tutti i livelli. E’ quello che serve a Laterza in questo preciso momento. Proviamo tutti quanti a non chiudere le porte ad una speranza per la nostra comunità. Non dobbiamo avere paura: i pesci grossi ci vorranno divorare, questo è normale. Perché chi fa politica per passione e per amore...fa molta paura perché può andare fino in fondo per i suoi ideali. Sono queste, allora, le parole-chiave della nostra avventura: coraggio, gioia e futuro. Da oggi guardiamo a testa alta verso l’orizzonte…perché il futuro comincia oggi e appartiene di nuovo alla nostra comunità!


P.S.#2 Qualche foto dell'evento non guasta. Notare il bagno di sudore caratteristico della mia emozione...

mercoledì 28 luglio 2010

I SONDAGGI: RIDIAMOCI UN PO' SU...

Bersani-Vendola 1-1
[da Piacenza, il nostro inviato Leo Matera] - Pari e patta. Non emerge un favortio della semi-finale di andata della "Coppa Italia", anche se si è visto del buon calcio. L'atmosfera nel pre-gara era di quelle speciali: pubblico delle grandi occasioni sugli spalti e tifo da invasati. D'altronde la posta in gioco è alta: ci si gioca una coppa importante per il palmares di ogni squadra. E, comunque, chiunque la spunti in questa semi-finale se la vedrà con la squadra più vincente di questi ultimi anni, il PdL guidati dal loro indomito e attempato capitano.
Minuto 15°: i Vendola si fanno subito pericolosi con un'azione veloce e ficcante che, dopo un cross teso verso il centro area, si conclude con un colpo di testa di Nichi che però spedisce il pallone poco sopra la traversa difesa dal portiere dei Bersani.
Scossi dal pericolo subito, i Bersani si riversano in attacco ma lo fanno con ordine e seguendo le tattiche del loro vecchio ed ingegnoso regista. Eppure, nonostante la tanta voglia dello "Xavi de noantri", le tante occasioni vengono fallite. E, si sa, chi sbaglia paga. E al 35° del primo tempo Nichi insacca dopo un'azione corale di ottima fattura e porta i suoi meritatamente in vantaggio.
Lo shock è visibile e i Bersani non riescono ad imbastire nulla di buono e il primo tempo si chiude con i Vendola in vantaggio di un goal a zero.
Nel secondo tempo, però, si assiste ad un altro (ed inaspettato) copione. I Bersani, sicuramente catechizzati a dovere dal mister negli spogliatoi, osano di più spingendo sulle fasce e si spingono molto oltre la linea di centrocampo, chiudendo così i Vendola nella loro trequarti difensiva. E inizia l'assedio.
Al 10° vibra la traversa dei Vendola dopo una poderosa stoccata da fuori area di Pigi, capitano dei Bersani.
I Vendola accusano il colpo e, su azione da calcio d'angolo, ci vuole molta fortuna per sventare il colpo di testa del vecchio e granitico centrale di difesa Marini.
I Bersani sono in grande spolvero anche perché il mister ad inizio ripresa ha dato spazio a molti giovani di belle speranze tra cui il buon mediano Scalfarotto e il funambolico esterno di fascia Civati. Ed è proprio per merito di quest'ultimo che, al 75°, i Bersani giungono al pareggio. L'azione che porta al goal di capitan Pigi, infatti, nasce da una rapida azione tra il terzino sinistro Marino (soprannominato "il Dottore" per la precisione che da sempre lo contraddistingue nei contrasti e nelle sue ripartenze) e il piccolo Civati (chiamato affetuosamente Pippo dai "compagni" di squadra più esperti) che, lanciato da Marino, si involava sulla fascia sinistra e, dopo essersi liberato di due difensori, toccava all'indietro in favore del capitano che infilava agevolmente la porta dei Vendola.
E la partita finisce effettivamente qui. Anche perché le squadre sanno che c'è una gara di ritorno da affrontare e, anche se i Bersani partono in leggero svantaggio visto il goal subito in casa, il risultato sta bene ad entrambi.

domenica 25 luglio 2010

Gli italiani lo sanno (di Pippo Civati)

Esistono due PD. Più precisamente, i "due" convivono. Quello che sta sulla difensiva e che sembra perennemente incerto e quello che spera nel cambiamento. Quello che si è impigrito in tanti, troppi anni di politique politicienne e quello che ancora vuole scommettere su se stesso e sulle cose da fare. Quello che continua a parlare di sé e quello che vorrebbe ospitare tutto il dibattito della parte progressista del Paese. Quello che si chiede dove è stato, in tutti questi anni, e quello che vorrebbe capire dove stare, nei prossimi.

P.S. Qui Pippo ha parafrasato un recente spot (lo trovate qui sotto). Devo dire la verità: ha fatto proprio una bella riflessione. Soprattutto chi vive il PD sa quanto quelle parole siano vere. Ma ora...all'attacco!!!

sabato 24 luglio 2010

LA DROGA LAERTINA: SI CHIUDE UN CASO (di Mimmo Mazza, da La Gazzetta del Mezzogiorno)

Ingoiò 15 grammi di cocaina per cercare di rendere meno “pesante” la sua situazione. Ma rischiò di morire.
Il giudice per l’udienza preliminare Pompeo Carriere ha condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione Cosimo Sangiorgio, il 31enne di Laterza arrestato dai carabinieri nel dicembre del 2009, soccorso dai sanitari del carcere di via Magli nelle ore immediatamente successive all’arresto.
Sangiorgio era stato fermato qualche ora prima da una pattuglia del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Castellaneta. I militari, guidati dal capitano Alfredo Beveroni e dal maresciallo Antonio Barnabà, hanno incrociato l’uomo mentre, insieme con un amico, Luigi Larato, operaio incensurato di 29 anni sempre di Laterza, si aggirava con fare sospetto per le strade della periferia del paese.
Al controllo dei carabinieri, i due occupanti della vettura hanno reagito con fare estremamente equivoco, tradendo grande nervosismo.
I militari non hanno mangiato la foglia e hanno immediatamente chiesto di procedere alla perquisizione del mezzo. Controlli approfonditi sono stati effettuati anche ad dosso agli stessi soggetti.
I militari, al termine degli accertamenti, hanno trovato addosso a Larato alcuni involucri contenenti 5 grammi di hashish. In tasca a Sangiorgio, invece, c’erano 700 euro in contanti ed assegni postdatati per un valore di circa 12.000 euro.
A quel punto era chiaro che i due uomini nascondessero qualcosa di losco. I militari della pattuglia hanno così deciso di estendere la perquisizione anche alle abitazioni dei due fermati e, presso il domicilio di Sangiorgio, sono stati ritrovati, nascosti in un ripostiglio ricavato in sottoscala, 185 grammi di cocaina pura avvolta in più strati di cellophane. Non è ancora chiaro quando l’uomo abbia inghiottito la cocaina. Al termine della perquisizione a casa di Sangiorgio, i due malfattori sono stati accompagna ti in caserma per completare gli accertamenti e, subito dopo essere stati dichiarati in arresto, sono stati condotti in carcere a Taranto dagli stessi carabinieri che li avevano fermati solo qualche ora prima.
Una volta arrivato in carcere, però, Sangiorgio ha iniziato a sentirsi molto male e, soccorso dai sanitari della struttura penitenziaria, è stato costretto ad ammettere che alcune ore prima, alla vista dei carabinieri che stavano per controllarlo, aveva ingerito un involucro contenente 15 grammi di cocaina. L’intervento del personale sanitario ha permesso di recuperare l’involucro ingerito e di salvare l’uomo.
Cosimo Sangiorgio, difeso dall’avvocato Salvatore Magg i o, ha preferito definire ieri la sua posizione, facendosi giudicare dal GUP Pompeo Carriere con il rito abbreviato.

Don't killing me blogly

(Super)Pippo Civati stamattina fa notare che, per una volta (!), il PD una battaglia degna di essere condotta l'aveva studiata e la sta portando avanti. Ora, ad arricchire la battaglia, c'è anche quest'appello. Benissimo: i blog sono una risorsa dell'informazione e guai a chi li tocca!
Ammazziamo il comma "Ammazza-blog" firmando qui.

P.S. Rimarco qui come, per una buona (e spero non ultima) volta, PD e società civile stiano conducendo una battaglia seria che, cono sicuro, porterà i suoi buoni frutti. In attesa di aggiornamenti, questo è tutto.

venerdì 23 luglio 2010

PRIMARIE A LATERZA: E CHE SARA' MAI...



Noi del PD di Laterza proponiamo le primarie: non credo sia una brutta notizia per gli alleati (quelli responsabili, naturalmente).
Chi vi scrive è il piccolo Seneca, nomignolo affibiato non da facebook ma dalla carta stampata...perchè in realtà io mi chiamo solamente Leonardo Matera e di tirannelli non ne ho mai avuti. E mai ne avrò...

Ira: Variazioni sul tema

Nel mondo latino, parlando d’ira il riferimento obbligato è Lucio Anneo Seneca, autore di un De ira, dedicato al fratello maggiore e composto sotto il principato di Caligola, probabilmente nel 41. Seneca, all’esordio del libro secondo, dice qualcosa di essenziale della sua patogenesi: “ira quin species oblata iniuriae moveat non est dubium”, “non vi è dubbio che l’ira muova dalla percezione di un’offesa ricevuta”. In altri termini, l’ira mostra ancora una volta la sua radice nell’indignazione. Seneca ritiene però che essa non riesca a spingere all’azione se non riceve l’assenso dall’animo tutto. Quando ancora è reazione, l’ira non è ancora una passione: è come quando qualcuno ci bagna con un getto di acqua fredda, dice Seneca, la nostra reazione è naturale e subitanea e involontaria. L’ira autentica, quella da cui guardarsi, “consiste non nel turbamento che arriva all’improvviso, ma nel lasciarsi prendere e trascinare da quella sensazione, assecondando un impulso casuale (fortuitum)”.

La vera ira è dunque quella che scavalca la ragione, che è incapace di contenere il moto del proprio animo e che anzi – dice Seneca – si trascina dietro la ragione. L’ira provoca l’attacco, stacca i freni inibitori, anche se si è uomini pacifici: l’ira non ha nulla a che vedere con la ferocia.
Ed ecco un passaggio interessante: ma allora, l’interlocutore obietta a Seneca all’inizio del sesto capitolo, l’uomo virtuoso deve adirarsi di fronte alle azioni disoneste. No, risponde Seneca, perché altrimenti il saggio sarebbe perennemente adirato, data l’ingiustizia del mondo, e sprofonderebbe nella tristezza, cattiva compagna dell’ira. Se il saggio dovesse adirarsi nella misura richiesta dall’infamia dei delitti, impazzirebbe (IX).

In ogni caso, ed in polemica diretta con Aristotele del quale cita in proposito il passo dell’Etica Nicomachea che abbiamo riportato in precedenza, l’ira -come le altre affezioni dell’animo- è da rigettare comunque: assurdo lasciarsi guidare da essa come dalle altre passioni, ma illusorio anche pensare di poterle piegare alla propria disposizione, in quanto restano pessime aiutanti, oltre che cattive consigliere. Già Livio aveva detto che “ira e speranza sono guida ad errori” [Livio, Hist., 7, 40]. Lo studio del saggio stoico si trasforma in una camera operatoria, dove cercare di imparare a vivere e a morire stemperando le passioni. Si diviene signori di se stessi conformandosi all’armonia del cosmo, abituandosi all’idea della morte: la meditatio mortis sconta ratealmente e in anticipo la paura della morte, la diluisce lungo l’arco di una vita: “timor mortis, dominus sapientiae”. Di una vita nella quale le passioni non debbono avere voce.
Rispetto alle altre passioni, l’ira senechiana è contraddistinta dal suo carattere pubblico; è un passione evidente agli occhi di tutti, l’irato ha una fisionomia caratteristica: “l’espressione risoluta e minacciosa, la fronte aggrottata, la faccia scura, il passo concitato, le mani irrequiete, il colorito alterato, il respiro frequente e affannoso”.
Anche se chi è fremente d’ira tenta di nasconderla, non riesce a dissimulare il suo stato: “cetera licet ascondere et in abdito alere; ira se profert et in faciam exit, quantoque maior, hoc effervescit manifestius”.

Che l’ira si legga sul viso resta un topos per un paio di millenni, se è vero che anche Darwin ricorda come la rabbia si esprima con gesti “minacciosi e frenetici e con l’arrossamento della pelle”, mentre un altro segno – l’aggrottarsi delle sopracciglia – sembrerebbe essersi perso con l’evoluzione.
Quali che siano i segni, nel comportamento dell’irato si manifesta un rovesciamento, l’inversione delle stesse inclinazioni individuali.

Un altro aspetto dell’ira va colto nel suo rapporto col tempo, un aspetto di cui apprezzeremo tutta l’importanza in seguito. L’ira, dice Orazio, “furor brevis est”, cioè – per tradurre con il Petrarca dei Trionfi – “l’ira è breve furor”. Non dura a lungo. Per questo viene espressa con verbi come scoppiare, divampare, ardere, ruggire. Anche Cicerone dice che “ira perturbatio plerumque brevis est, ed ad tempus”, l’ira è una perturbazione dell’animo breve e che ha un tempo, cioè è limitata nel tempo, non si mantiene a lungo. Quindi, se le si dà tempo, è destinata a placarsi.

giovedì 22 luglio 2010

CONSIDERAZIONI (IN)ATTUALI

Uff..che caldo! Mano male che ieri ho dato l'ultimo esame estivo...e, con grande soddisfazione, mi sono guadagnato un bel 30 e tanti complimenti dal professor De Natale per la mia esposizone su Nietzsche. Dunque, tanta gioia.
E ora? Mare? Si, ma non troppo. Perché chi è impegnato (sul serio) in politica non è che abbia tanto tempo per il divertimento. E qui, a Laterza, la carne al fuoco (politicamente e culinariamente parlando) non manca mai.
Tornando da Bari ieri, notavo che più ci si avvicinava "o pais" più aumentava la tristezza. E neanche ieri sera, con la piazzetta del Diaz affollata di ragazzi/e, quest'idea mi ha abbandonato: Laterza è ormai un paese triste. E, in quanto triste, pigra. Quasi ingobbito e infiacchito (anche tra i giovanissimi). Sarà il caldo? In minima parte, forse. Eppure credo sia qualcosa di più intimo: come un laccio stretto al cuore e all'anima. Laterza è lì, parcheggiata senza voglia di reagire sulle panchine a godersi un'estate odorosa (perlopiù di Progeva!) e infruttuosa.
E che cosa si può fare, tra uno sbadiglio e una vuota chiacchierata al bar? Riportare l'allegria. Risposta ovvia, no? Eppure è ciò che serve. Il mio paese ha bisogno di guardare lontano con il cuore in mano, ha bisogno di respirare (veramente) a pieni polmoni (e possibilmente dell'aria pulita!), di pensare, di sentirsi giovane, di ridere, di danzare, di informarsi, di lavorare e di risposarsi. In breve, il mio paese ha bisogno di tornare a vivere. Bene, in allegria. Con un euforia realista che faccia sognare con i piedi ben piantati a terra.
Come dite??? Che centra la politica in tutto questo??? Vedrete...

(DI)RITTI UMANI: L'ITALIA ARRANCA...

Tra chi è pronto ad essere il primo gay a Palazzo Chigi perchè, a suo dire, l'Italia è pronta. Eccome, se è pronta. Accipicchia: è prontissima! Acciderbolina, se non è pronta! Insomma, siamo tutti pronti. Anzi: "pronti" è dir poco!
E allora: three, two, one...GO!

lunedì 19 luglio 2010

Dove vogliamo andare...

Giuro che la rifaccio tutta io sta scena! Datemi solo il tempo di calarmi nella parte...
"E ti vengo a cercare...perché mi piace ciò che pensi e che dici...perché in te vedo le mie radici...perché sto bene con te!"

A proposito di Nichi (di Pippo Civati)

Vendola si candida a guidare il centrosinistra alle prossime elezioni. Troppo presto? Forse. Le elezioni sono lontane o forse sono vicinissime: politicamente quello di Nichi è un vero azzardo. La politica, però, si fa anche così, prendendosi i propri rischi, lanciando le sfide quando è il momento (o quando si pensa che lo sia).

Il suo carisma è indiscutibile, il profilo culturale solido e netto, la preparazione obamiana abbastanza vistosa e largamente convincente. Non ha 'dietro' un partito, come gli chiede qualcuno, ma di questi tempi non è nemmeno detto che sia uno svantaggio. Le Fabbriche sono un po' acerbe ma, se dal punto di vista politico devono ancora dimostrare quello che valgono, dal punto di vista elettorale (e parlo di primarie) sono lo strumento che ci vuole.

Nichi parla al Sud, e in questo senso ha qualcosa di pasoliniano, ed è capace di trasformare il portato affettivo che lo accompagna in un valore politico di successo. Dice che al Nord si trova molto bene, perché il Nord è «nel gelo» e bisogna «scaldarlo». Dice che chi fa politica, al Nord, può recuperare molto consenso, perché attualmente non ci sono alternative alla compagine di governo. Molto probabile, da verificare con il tempo.

Nichi è un antico dirigente, usa categorie d'altri tempi e non sempre immediate, ma forse proprio per questo - nell'epoca più paradossale che si possa immaginare - piace ai giovani, quelli veri, quelli che hanno vent'anni, per capirci.

La comunicazione è ottima, ma ci sono anche parecchi contenuti, che gli provengono dalla sua esperienza di amministratore regionale. Le Fabbriche saranno anche una «via di fuga» dai luoghi della politica tradizionale, ma Vendola la politica tradizionale la conosce, e la fa da anni. E direi bene.

Le reazioni di alcuni dirigenti del Pd fanno pensare che anche questa volta Vendola lo si sottovaluti o, forse, come già in occasione delle ultime Regionali, lo si voglia rendere invincibile. Dire, nell'ordine, che la sua è una candidatura minoritaria, che è il nuovo Bertinotti, che è un fenomeno regionale, che non piace ai cattolici (pur essendolo), che non convincerebbe i moderati, che c'è lo Statuto del Pd, che noi abbiamo Bersani e basta, è molto pericoloso e rappresenta, sotto il profilo politico ma anche elettorale, una climax di scemenze che, di solito, comporta una climax (discendente) dal punto di vista del consenso e del sostegno alla propria causa.

La candidatura di Vendola alza il tono del confronto e solo noi sappiamo quanto possa essere importante, in questa fase non proprio brillantissima della vita politica del nostro Paese. Ad un'unica condizione, però: che non si apra, fin d'ora, lo scontro frontale, che non ci si divida prima del tempo, e che si colga l'occasione per confrontarci sulle cose da fare, sull'impostazione generale da dare alla sfida alla destra, al nostro lavoro di opposizione, a quella indagine, sotto il profilo culturale, di cui tutti noi abbiamo grande bisogno. A Bari lo abbiamo fatto e siamo tornati a casa contenti. Senza che vi fosse una richiesta da parte di Nichi di aderire alla sua candidatura, senza che vi fosse da parte nostra un remake della scena di Palombella rossa, in cui a Moretti si offrono i pasticcini, perché «siamo uguali», come diceva quel ragazzo: no, non lo siamo, ma questa diversità deve essere un'occasione di crescita per tutti. E serve, questa diversità, per vincere.

Non dimentichiamo, da ultimo, che da qualche parte, però, sentiamo il bisogno di un po' di emozione. Sul lungo mare, nella baia di Bari, e nelle piscine di pianura.

venerdì 16 luglio 2010

CARTOLINA ESTIVA: DALL'ITALIA CON AMORE

Questo è quello che accade sulla pagina di facebook de il Giornale quando si parla di diritti civili e di coppie di fatto. Ho ripreso la notizia dal blog de ilNichilista ma poi, dopo aver visto da vicino il link su FB, ho visto che era anche peggio.

P.S. Facciamo che non aggiungo altro per non cadere nel peggior eloquio di tutti i tempi!

giovedì 15 luglio 2010

Il ritorno di Zeman: il romanticismo del pallone

E' tornato l'ultimo grande romantico del calcio moderno. Riapre Zemanlandia. E riapre proprio a Foggia, dove tutti lo ricordano così.
Personalmente, ho provato gioia per il ritorno in panchina del boemo. Conosco il suo modulo di gioco e la sua spregiudicatezza perché lo ricordo sulle panchine della (mia) Lazio, della Roma e del Lecce. Ma ancor più bello è stato vedere le lacrime sul volto di un mio anziano vicino di casa, tifosissimo del Foggia, che forse ha vissuto (e sta vivendo) una delle sue ultime gioie. Ed è straordinario notare come il calcio, quello vero che oggi non si trova mica dappertutto, riesca ancora ad emozionare.
Amarcord dei tempi che non ho vissuto e che (forse) ritorneranno. Dedico a tutti i romantici del calcio questa canzone. Perché tutti una volta abbiamo sognato dietro ad un pallone...



E anche se i risultati non verranno...non c'è problema!

mercoledì 14 luglio 2010

Liberté, Egalité, Laertinité

Cosa avvenne il 14 Luglio del 1789? Una sciocchezzuola di questo genere.
Il perchè, dite? Oppressione, cultura ai minimi livelli per le classi disagiate, imposte elevatissime, elitarismo istituzionale che lasciò sole le genti più povere. Dunque, révolution!
A guardarla meglio questa descrizione somiglia alla situazione che ha portato a questo. E tutto ciò ha svelato lo stato di abbandono della nostra cittadina e i debiti delle nostre casse comunali. E siamo ancora fermi alla superficie della melma nella quale siamo sprofondati a Laterza.
Non sarà che, finalmente, è arrivato il tempo di fare la...révolution!
Anche a Laterza...

martedì 13 luglio 2010

La Cosa (da La nausea di Jean-Paul Sartre)

La Cosa, che aspettava, si è svegliata, mi si è sciolta addosso, cola dentro di me, ne son pieno... Non è niente: la Cosa sono io. L'esistenza liberata, svincolata, refluisce in me. Esisto.
Esisto. È dolce. Dolcissimo. Ho la bocca piena d'acqua spumosa. L'inghiotto, mi scivola in gola, mi carezza, ed ecco che mi rinasce in bocca: nella bocca mi rimane di continuo una piccola pozza d'acqua biancastra, discreta, che mi sfiora la lingua. E questa pozza sono ancora io. E la lingua. E la gola, sono io.
Vedo la mia mano che si schiude sul tavolo. Essa vive – sono io. Si apre, le dita si spiegano e si tendono. È posata sul dorso. Mi mostra il suo ventre grasso. Sembra una bestia rovesciata. Le dita sono le zampe. Mi diverto a muoverle, in fretta come le zampe di d'un granchio caduto sul dorso. Il granchio è morto, le zampe si rattrappiscono, si richiudono sul ventre della mia mano. Vedo le unghie – la sola cosa di me non viva. E ancora. La mia mano si rivolta, si stende pancia a terra, adesso mi presenta il dorso. Un dorso argentato, un po' brillante – sembrerebbe un pesce, se non avesse dei peli rossi al principio delle falangi. Sento la mia mano. Sono io, queste due bestie che s'agitano all'estremità delle mie braccia. La mia mano si gratta una zampa con l'unghia d'un'altra zampa: sento il suo peso sul tavolo, che non sono io. Continua, continua quest'impressione del peso, non passa mai. Non c'è ragione perchè passi. Alla lunga è intollerabile... Ritiro la mano, me la metto in tasca. Ma subito, attraverso la stoffa, sento il calore della coscia. Ritraggo subito la mano di tasca e la lascio penzolare contro lo schienale della sedia. Adesso ne sento il peso in cima al braccio. Pesa un po', appena appena, mollemente, midollosamente esiste. Non insisto più: dovunque la metta, continuerà ad esistere ed io continuerò a sentire che esiste; non posso sopprimerla, come non posso sopprimere il resto del mio corpo, il calore umido che m'insudicia la camicia, né tutto questo grasso caldo che si muove pigramente come se lo si rimescolasse col cucchiaio, né tutte le sensazioni che circolano lì dentro, che vanno e vengono, che salgono dal fianco all'ascella, oppure vegetano tranquillamente, dal mattino alla sera, nel loro angolo abituale.
Mi alzo di scatto: se soltanto potessi smettere di pensare, andrebbe già meglio. I pensieri, non c'è niente di più insipido. Ancora più insipido della carne. Si trascinano a non finire e lasciano un gusto strano. E poi ci sono le parole, dentro i pensieri, le parole incompiute, le frasi abbozzate che ritornano sempre [...]

P3, BERLUSCONI E VARIE CRICCHE: NUNTEREGGAE PIU'

Scoppia un nuovo caso riguardante l'energia eolica. E addirittura si parla delle riedizione della P2: la P3. Sono i corsi e ricorsi storici. E lo sono anche le smentite di Berlusconi. Idem per le accuse di Bersani.
Spero che, per una volta, la gente comprenda realmente cosa accade nei "palazzi" quando ad abitarli c'è gente poco trasparente! Almeno questa sarebbe una novità storica...

lunedì 12 luglio 2010

RITIRATE QUEL MANIFESTO

Pippo Civati, in questo post, invita a ritirare quel manifesto dove il PD accusa il governo di aver aumentato la presenza di immigrati.
Mi unisco, assieme al PD di Laterza, all'accorato monito: ritirate quei manifesti!!!

FROM B. TO PAUL

Caro il mio bel polpo Paul (o forse Paolo, perchè italiano d'origine), Berlusconi (viste le tue refernze) ti chiede di risolvergli questo dubbio in vista di risolvere quest'altre rogne.
Ci stai? Lo so avrai il tuo bel da fare, d'altronde la scelta è tra Casini e Bossi...

P.S. A proposito, non è che ti astieni?

domenica 11 luglio 2010

Il Seneca de noantri

Oggi, con grande stupore, mi ritrovo nominato in un articolo del caro Michele Cristella sulle candidature alla carica di sindaco di Laterza. Naturalmente, io non ero citato in quanto "papabile" bensì in quanto filosofo piddìno.
Simpatico il paragone creatomi che mi vedeva nella stessa situazione di Platone e Seneca che "s'incaponirono ad educare i tirannelli" come Dionigi e Nerone. Il che, sottolinea Michele, mi vede in un rischio molto grande: ripercorrere in toto le sorti arcinote dei grandi filosofi antichi (il primo fu cacciato da Siracusa e reso schiavo, il secondo subì una morte straziante in pieno stile stoico).
Sicuramente non ambisco a ripercorre gli atti finali delle vite di questi giganti del pensiero. Anzi, il mio impegno si concentra (e si concentrerà) nella edificazione di "solidi pensieri" e "forti idee" che possano cambiare lo status quo. Questo si! E' il tempo e la voglia di farlo ci sono!
Direbbe Seneca, nel De brevitate vitae, che, nonostante tutti si lamentino continuamente della fugacità della vita (e a Laterza gli esempi non mancano!), il tempo "per la realizzazione delle cose più grandi" non manca. Bisogna però saperlo impiegare al meglio.
E' dura, si. Ma solo "per aspera" si arriva "ad astra". E il rinnovamento, sono sicuro, supererà tutte le asperità. Crediamoci!

venerdì 9 luglio 2010

Jean-Paul Sartre: Le mani sporche

Le mani sporche (Les mains sales) è un dramma in sette scene scritto da Jean-Paul Sartre. L'azione si svolge in un paese fittizio dei Balcani durante la seconda guerra mondiale, mentre inizia la disfatta tedesca e all'interno del partito comunista già si pongono i problemi del dopoguerra.
Hoederer, capo dell'ufficialità comunista, è schierato su posizioni collaborazioniste, ma gli altri dirigenti del partito non condividono la sua linea politica e decidono di eliminarlo. Incaricato di questa missione è Hugo, giovane intellettuale marxista di origini borghesi. Hugo si stabilisce con la moglie Jessica in casa di Hoederer come segretario.
I due oppongono i rispettivi punti di vista: Hugo vuole solo preservare la purezza del suo ideale, mentre Hoederer crede in una politica efficace anche se per applicarla si è costretti a "sporcarsi le mani". Hoederer capisce che il vero problema di Hugo è quello di sentirsi respinto da ogni collettività umana, escluso dal mondo borghese per sua scelta, lo è anche dal mondo proletario in cui non è nato. Hoederer si propone di aiutarlo. Dopo qualche esitazione Hugo sta per accettare quando scopre Jessica tra le braccia di Hoederer. Credendosi preso in giro, lo uccide. All'uscita della prigione Hugo scopre che la linea politica di Hoederer è stata ufficialmente accettata da tutti i dirigenti che ora vorrebbero fargli ammettere che ha ucciso per ragioni esclusivamente personali. Hugo rifiuta questa interpretazione strumentale del suo atto, e si getta sotto i proiettili dei suoi ex-compagni.

Eccone un piccolo estratto significativo di quello che il rapporto di un uomo politico con gli altri.
[...]
Hoederer: "Allora perché sei venuto tra noi? Se non si amano gli uomini, non si può lottare per loro".
Hugo: "Sono entrato nel Partito perché la sua causa è giusta e non ne uscirò che quando essa avrà cessato di esserlo. Quanto agli uomini, non mi interessa quello che sono, ma quello che potranno diventare".
Hoederer: "E io li amo per quello che sono. Con tutte le loro porcherie e i loro vizi. Amo la loro voce, le loro mani calde che prendono, e la loro pelle, la più nuda di tutte le pelli, e il loro sguardo inquieto, e la lotta disperata che portano a uno a uno contro la morte e l’angoscia. Per me conta, un uomo di più o di meno nel mondo. È prezioso. Tu, ti conosco bene, ragazzo, sei un distruttore. Gli uomini li detesti, perché detesti te stesso; la tua purezza assomiglia alla morte, e la rivoluzione che sogni non è la nostra: tu non vuoi cambiare il mondo, vuoi farlo saltare".


P.S./1: Pubblico questa sintesi e questo breve dialogo perchè la politica è così: abbiamo tutti uno Hugo e uno Hoederer dentro di noi. Amare per cambiare vs. Amare per amore...
P.S./2: E poi lo "sporcarsi le mani" di Sartre va letto bene. Non è una posizione supina alle combutte, agli intrighi e alle corruzioni. Ma è un impegno severo e sudato. Una dannazione in vista di una redenzione. "Basta" essere forti...
P.S./3: Questo post ha un suo senso (e peso) specifico. Nulla è mai pe niente. Basta capirlo!

CARO FABIO, TI SONO VICINO

Leonardo Matera esprime piena solidarietà al concittadino Lorenzo Busto (detto Fabio) per l'aggressione fisica subita da parte del Consigliere Provinciale Giuseppe Cristella, già Sindaco di Laterza dimessosi dalla carica nel febbraio scorso perché candidato alle ultime elezioni regionali.
Le ripetute ingiurie, minacce e le violente aggressioni fisiche alle quali Cristella ci ha ormai abituati sono indegne di un ex sindaco della nostra cittadina e di un consigliere provinciale. Sono vicino al sig. Busto per quanto accadutogli, consapevole che ogni cittadino può esprimere il suo pensiero liberamente.

Leonardo Matera


P.S. Caro Fabio, ti sono vicino. Non potrei non esserlo e il mio partito se ne faccia una ragione. Il tuo personale impegno, totalmente scevro da condizionamenti, mi ricorda la massima di Freud: "Scherzando, si può dire di tutto. Anche la verità". Continua a fare satira. Sperando che una risata li seppellirà...tutti!

giovedì 8 luglio 2010

PER CARITA', NON PORTATE LE MACERIE IN PIAZZA

Ieri il velo di Maya, per dirla con Schopenhauer, della mitologica realtà berlusconiana è stato stracciato dalla rabbia degli aquilani scesi a Roma per protestare contro tutto e tutti vista la ricostruzione ancora troppo lenta. Per tutta risposta giù mazzate da parte dei poliziotti (ecco le foto) che, ovviamente, eseguivano ordini ricevuti dall'alto.
Se da un lato c'era chi, tra politici e non, ha espresso piena solidarietà ai cittadini abruzzesi troppo spesso presi in giro..d'altro canto c'era chi (e ilNichilista lo riporta bene in questo post) non esitava a coprire di ingiurie gli sventurati abitanti della città spazzata via poco più di un anno fa dal terremoto. Ovviamente, i protagonisti di questi commenti (che definire ignoranti è ben poca cosa) sono supporters del Cav che hanno affollato la pagina di FB de il Giornale per vomitare palate di m**** sui nostri sfortunati compatrioti. E' lo hanno fatto perchè il grande (eppur piccolo) Capo non può farlo, visto che gli costerebbe troppo consenso. Perchè B. spreca tutto, ma non il consenso!

P.S. Per il consenso, infatti, il 10 Aprile 2009 B. pronunciò queste parole:
"Il terremoto in Abruzzo è stato un dolore, una cosa lancinante e lacerante. Tutte le storie che mi sono venute addosso sono state drammatiche. L’ho promesso sulle bare: non lasceremo mai sola questa regione".

mercoledì 7 luglio 2010

Cogli la prima...Margherita!

Rispunta la Margherita in un PD ad un bivio esistenziale: essere o non essere? Senza aggiungere altro.
Mentre tutti dicono la loro, io dico solo questo: i problemi ci sono ma non affrontiamoli ripiegandoci su noi stessi! Io "prima" non c'ero. Sono nato politicamente con questo partito. Sarebbe ora di concentrarsi a migliorarlo, no? Perché sto partito può fare/dare tanto. Se solo ce ne accorgessimo...

lunedì 5 luglio 2010

OMO-DISPARITA'

"Vietato l'ingresso agli ebrei e ai cani". Questa era la frase che il bambino leggeva su di un cartello vicino ad un'insegna di negozio nel film La vita è bella.
Ora, nella pseudo-repubblica italiana, si legge quest'annuncio per gli affitti: "No gay. No animali". Niente stanze per i gay, insomma. O per gli animali, che poi è lo stesso qui da noi.
Senza nulla togliere alla Lega che chiede le dimissioni del sindaco di Treviglio per "non aver ostacolato" l'immorale Gay Pride.

P.S. Vaglielo a dire alla Carfagna che, da Ministro delle Pari Opportunità, dona pari opportunità anche alle decisioni: nel 2008, stop ai gay - nel 2010 gay si e gay ti difendo io. Sperando che queste ultime siano le risposte definitive, terrò sott'occhio la situazione.

domenica 4 luglio 2010

I VERI PENTITI INTERVISTATI DAL TG1

Amici, questo video è tratto dal Tg1 delle 20 di Venerdì 2 Luglio. Giudicate voi!



Lo so, vi ho chiesto di giudicare qualcosa che non merita neanche di esser guardata. Però è lecito domandarsi dove arriveremo di questo passo? Un'informazione così non s'è vista neanche del ventennio fascista. Ma allora il Cav. non c'era...

sabato 3 luglio 2010

UOMINI CHE ODIANO...

#1: le donne e provano rimorsi,
#2: le donne forti e allora va bene,
#3: i loro figli,
#4: altri uomini, mentre il mondo si gira dall'altra parte.
Ca va sans dire, si usa dire oltralpe. Anche perché io, personalmente, non ho la forza di aggiungere altro.

SESSO, DROGA E FINIANI: GHE PENSI MI!

Cerco sempre di non scrivere del PdL perchè non è che mi interessi tanto. Solo che ieri ho fatto il madornale errore di dare uno sguardo al Tg1 delle 20 e, conseguentemente, ho assistito all'intervista del Cav.
Lasciando perdere i particolari giornalistici (ai giornalisti bisognerebbe dire che le domande ad un politico si fanno nel merito e non gli si chiede di descrivere il suo mondo fatato!), direi che dalle risposte è emerso un partito in aperta battaglia. Ma senza batter ciglio, il Cav assicura: "Ghe pensi mi!" (che per i non bilingue significa "Ci penso io!").
E, intanto, in provincia (nella fattispecie quella romana)...piccoli dirigenti crescono. Eccome se crescono!

venerdì 2 luglio 2010

L'EPOCA DEL NOMINALISMO SFRENATO

Ebbene sì, faccio parte del Comitato dei saggi del PD di Laterza. Embè? No, sul serio rispondetemi!
Da molto tempo questo "puro nome" sta suscitando ironie. Ma non è questo che mi scandalizza, e ci mancherebbe altro. Quello che più mi da fastidio è, essenzialmente, che la fortuna dei lavori sia legata all'essere saggi. Perché se si è saggi non si può sbagliare! Eppure questo nome è stato fatto fuori dal partito, e il partito ne sta pagando le conseguenze.
Mi permetto qui di confutare l'opinione generale su questo percorso. E per farlo prendo a prestito le parole del buon Michele Cristella che ha riportato quanto segue sul Corriere del Giorno:
[...]E nel far ciò non s’è nemmeno accorto (il PD) di coprirsi di ridicolo dandosi un “Comitato di saggi” prima di 5, poi di sette, infine di otto, quasi che a Laterza esista una bancarella dove si vendano saggi per il Pd. Questi otto saggi, con il doveroso corredo di “pre” e “post” riunione con i loro consiglieri, per un mese hanno sdottorato sul nulla: sordi a quanti dicevano che chi si chiude si fa assediare da nemici, gli esclusi; e che alla città non va offerto “il piatto pronto” con la dicitura più o meno esplicita del “così è se vi pare”, con l’inevitabile sdegnoso rifiuto consequenziale[...].
Vado con ordine e per punti:
1- dov'è il ridicolo di cui ci siamo coperti? Non credo, infatti, sia idiota darsi un metodo politico. Anzi, un partito deve avere un idea sul suo futuro. Ma non è assolutamente detto che quell'idea va imposta a chicchessia.
2- non esistono bancarelle di saggi. E un filosofo come me lo sa bene. Io non sarò saggio nemmeno a 70 anni, lo dico da sempre. Vi prego, amici, di non usare più questo nome perché non è un nome che va bene per un gruppo di uomini che lavorano a delle proposte politiche per il partito.
3- credo che nessuno (che io sappia) abbia padrini. Anzi, visto che ognuno deve parlare per sé, io non ho padrini o madrine d'eccezione.
4- nel gruppo non si è sdottorato sul nulla e i nostri iscritti lo sanno benissimo (informati come sono dalle varie Assemblee che teniamo). Se mai fuori si sdottora sul "nulla mischiato con il niente"... [un accorgimento per tutti: "Ciò di cui non si può parlare si deve tacere" direbbe Wittgenstein]
5- non ci stiamo chiudendo, amici alleati e cittadini liberi. Stiamo solo cercando di capire quali sono i nostri punti di forza da portare alla cittadinanza e agli alleati, per poi aprire un fase permanente di dialogo e di con-crescita.
6- conseguentemente, non vorremmo dare il "piatto pronto" a nessuno. Stiamo, per rimanere nel campo culinario, cercando di capire quali "ingredienti" portare sul tavolo della cucina. Per poi cucinare tutti insieme.

Amici, guardate, questo sfogo viene dopo giorni di attacchi personali e non. Le critiche ci stanno. Ma non va più bene se ci si limita a dire "Avete sbagliato!" e non si danno consigli/suggerimenti. Quasi che i saggi (o cosiddetti tali) non fossero uomini.
Difendo, dunque, l'idea che un partito comprenda i suoi limiti e le sue capacità per poi sedersi al tavolo tranquillo e volitivo. Pronto per il bene di Laterza.
Perché noi lavoriamo per il bene di Laterza. E questo, sì, è così! Anche se non vi pare.

giovedì 1 luglio 2010

BUONA POLITICA: SI PUO' FARE

Amici naviganti, nonostante tutto lo sconcerto di questi giorni, io alla buona politica ci crederò sempre. Vi segnalo quindi due iniziative serie che sono sicuro seguirete con grande attenzione: Andiamo Oltre (iniziativa ideata da Pippo Civati e vi indirizzo anche al sito ufficiale) e Eyjafjallajökull (ovvero gli stati generali delle Fabbriche di Nichi). A sinistra c'è qualcuno ancora vivo...

Ecco quello che penso...

Scrivo in risposta all'articolo del mio caro amico Michele Cristella per Il Corriere del Giorno.

Caro Michele,
sono sempre attentissimo a quello che dici perché non sei mai banale e mi parli con la premurosità di un papà che vuole il meglio per il figliolo (stessa cosa dicasi per il mio caro amico-prof. Franco Romano).
Il tuo articolo è stata un evidente stangata a tutto il progetto che si stava costruendo. Ma la colpa, ovviamente, non è tua. Tu hai fatto solo una puntuale e (per me) straziante cronaca dell'evento tenutosi Lunedì. Chi ha inferto una mazzata terribile ai lavori ormai quasi conclusi ha un nome e un cognome: Sebastiano Stano.
Quando ha fatto il suo annuncio (che aspettavo da un momento all'altro), mi sono preso un attimo per riflettere..e mi sono sentito mortificato.
Mortificato perché ho lavorato e lavoro (con passione) 5 giorni a settimana nel partito (sono più lì che a casa, ormai) e, proprio il giorno precedente, si era tenuta una Assemblea degli iscritti dove nessuno (tanto meno lui) ha fatto accenno a quelle che erano le sue "disponibilità". D'altronde non è la sua disponibilità che mi ha mortificato, ma l'errore di aver esautorato tutto il processo (artificioso e antiquato, forse sì) che il partito stava compiendo. Grave anche l'intervento di Pelillo che disprezza le stanze del suo partito. E se ne bulla in pubblico.
La sinistra sta morendo, Michele. E al suo interno ci sono tutti gli esecutori della condanna a morte. Nel PD e fuori. Pochi hanno fatto seguire, marxianamente parlando, la prassi al pensiero. Io posso e potrò andare diritto per la mia strada con la testa alta. Non sono mai stato una "merda" e un "venduto" come alcuni esagitati gridavano in sala lunedì sera. Non ho mai abbandonato nessun idea e nessun uomo in cui credevo. Incolpo tutti per questo disastro (che possiamo ancora salvare?). Perché chiunque avrebbe fatto meglio di me (e di noi), ma non l'ha fatto mai.
Su una cosa sono certo però: io non mollo. E con me tutti i giovani che credono che qualcosa a Laterza possa cambiare. Perché io non voglio avere alcun rimpianto. Anche perché niente è ancora perduto...
Un caro saluto,
ELLEMME

Autoinganni (un forte appunto di Michele Cristella, da Il Corriere del Giorno)

Laterza: Assemblea del Pd con Michele Pelillo, nella quale Sebastiano Stano si propone come candidato sindaco
“Maturo per la leadership”
Nel programma: energie rinnovabili, trasparenza, legalità, unità

LATERZA – Rotto l’incantesimo degli autoinganni.
Sebastiano Stano, consigliere comunale uscente, già assessore della Giunta Cassano, 10 anni fa, ha chiamato a Laterza il suo capo corrente, Michele Pelillo per una chiacchierata sui temi del momento, la manovra di Tremonti; ma soprattutto, secondo i minuetti della prima repubblica, per rivendicare ciò che si crede sia la propria spettanza di potere, nel caso laertino, la candidatura a sindaco per le prossime elezioni.
Stano, infatti, dopo un veloce excursus sui problemi nazionali e regionali e sui guasti dell’amministrazione di Giuseppe Cristella, ha parlato di Laterza esattamente come un candidato sindaco, presentando un programma che la buonanima di Fanfani avrebbe definito “Libro dei sogni”: stimolare l’edilizia per più Tarsu, Ici e Irpef, sostegno all’energia rinnovabile, in particolare il fotovoltaico, valorizzare gli immobili comunali, investire sul turismo e sulle tipicità e fare questo e altro in collegialità, legalità e trasparenza. Dopo di che il proclama: sono disponibile, pronto, capace di portare alla vittoria la coalizione di centrosinistra.
Uno dei suoi aficionados, Giuseppe Tamborrino, lo ha ringraziato per “questo regalo”, il sindacalista Rocco Scarati ha detto che il sindacato è autonomo dalla politica, ma prende in considerazione tutte le risorse in campo, il coordinatore del Pd, Franco Cantore ha” preso atto” dell’autocandidatura e Tony Gallitelli l’ha apertamente contestata, imputando a Stano di aver esautorato il comitato dei saggi del Pd che stava al lavoro per scegliere il o i candidati sindaci, interrompendo così un percorso unitario.
Pelillo, da assessore regionale al bilancio, ha definito iniqua e oscura nelle sue 160 pagine, la manovra economica di Tremonti perché con i suoi tagli lineari, cioè indiscriminati, invece che di ricerca degli sprechi, si abbatterà soltanto sui più deboli estraniando dalla partecipazione alla crisi i più ricchi. Fra gli esempi, Pelillo ha parlato degli aiuti agli affitti: ai miliardari è stato tolto l’Ici sulla prima casa, i 30 milioni che Governo e Regione stanziavano in parti uguali per sostenere i più poveri a pagarsi la pigione di una casa, l’anno prossimo si dimezzeranno. E poi, se il governo non aumenta le sue tasse, gli enti locali o aumenteranno le loro o ridurranno i servizi che sono ormai un diritto di cittadinanza dei più poveri.
Poi Pelillo ha trattato la ragione della sua presenza a Laterza: il Pd deve dare un senso compiuto al suo progetto politico, deve ritessere il rapporto con i cittadini che non hanno più fiducia nella politica a causa delle divisioni interne, deve saper sfruttare le esperienze maturate da ciascuno e far tesoro degli errori degli ultimi anni dai quali ne è uscito annichilito. Stano, ha detto Pelillo, rimproverando Gallitelli, ha dato la sua disponibilità a guidare partito e coalizione nella prossima campagna elettorale, ha parlato chiaro, ed io preferisco chi parla chiaro a chi si chiude nelle proprie stanze. Dopo questa frustata in pieno viso a tutto il Pd, Pelillo ha fatto l’appello di rito all’unità di intenti, al guardare avanti e non indietro, a dare inizio a una fase nuova.
Il duetto fra Gallitelli e Pelillo ha messo a nudo il sintomo del malessere del Pd laertino: gli autoinganni da partitocrazia.
Il partito è ai suoi minimi storici sia perché ha trovato sulla sua strada un demagogo allo stato puro, qual è Cristella, sia perché, in nove anni, non ha dato alcun segno di esistenza in vita. Ora che si va al rinnovo del Consiglio comunale e che Cristella non può essere ricandidato sindaco avendo compiuto i due mandati, il Pd, invece, aprirsi alla città, proponendo e chiedendo proposte programmatiche e disponibilità umane, e invece di elaborare con i naturali alleati una strategia elettorale, s’è chiuso nelle sue segrete stanze a ragionare di sé e di come individuare il miglior candidato sindaco su appena due nomi disponibili. E nel far ciò non s’è nemmeno accorto di coprirsi di ridicolo dandosi un “Comitato di saggi” prima di 5, poi di sette, infine di otto, quasi che a Laterza esista una bancarella dove si vendano saggi per il Pd. Questi otto saggi, con il doveroso corredo di “pre” e “post” riunione con i loro consiglieri, per un mese hanno sdottorato sul nulla: sordi a quanti dicevano che chi si chiude si fa assediare da nemici, gli esclusi; e che alla città non va offerto “il piatto pronto” con la dicitura più o meno esplicita del “così è se vi pare”, con l’inevitabile sdegnoso rifiuto consequenziale. I saggi e i loro consiglieri conoscevano questo galateo partitico, anche perché molti di loro lo hanno predicato quando la partitocrazia infettava la politica; ma giunto il loro momento, hanno fatto come i predecessori che avevano contestato. E come i più spregiudicati di questi s’è comportato Stano, gettando un sasso in piccionaia con la sua autocandidatura, o virtuosa disponibilità.
I primi usavano parole alate aspettando o un incidente a loro favorevole o l’ukase della maggioranza fra loro; il secondo ha rotto questo incantesimo degli autoinganni costringendo tutti a parlare di candidati con nome e cognome, a cominciare dal suo. Un partitocrate ha gettato olio sul fioco fuoco della partitocrazia e lo ha fatto divampare.
La campagna elettorale è di là da venire, ma il Pd s’è già ustionato e sfigurato.