venerdì 20 agosto 2010

“Basta tessere e segrete stanze: così è un partito da buttare” (intervista ad Ignazio Marino, da Il Fatto Quotidiano)

"Il Partito democratico o diventa un partito contendibile o non è un Partito democratico. E a quel punto è meglio che si sciolga". Parola di Ignazio Marino, senatore Pd, che alle primarie per eleggere il segretario dei Democratici è stato il "terzo candidato".

Senatore, in un sondaggio fatto sul nostro sito, ben il 93% si è detto favorevole alle primarie per eleggere il candidato leader del centrosinistra e i candidati sindaci. Cosa ne pensa? Lei è d'accordo?

Dobbiamo insistere ancora di più sulle primarie, in un momento in cui, con questo sistema elettorale, di fatto i parlamentari sono nominati da 4 o 5 capi – partito. È una grave ferita della nostra democrazia. E per quel che riguarda i candidati sindaci delle grandi città, le consultazioni sono molto importanti, perché fanno sì che chi scende in campo prenda impegni e responsabilità con le persone che lo devono eleggere.

Ma nel suo partito non tutti sono d'accordo...

Non si tratta certo dei nostri elettori... Serve la possibilità di scegliere una classe dirigente nuova, con energie fresche.

Le primarie come sono state fatte fino ad ora, però, non hanno selezionato nessun nuovo talento, ma piuttosto sono servite a legittimare le scelte dei vertici. Penso a quelle che hanno incoronato Prodi, come a quelle vinte da Veltroni. Che senso hanno, allora?

Quelle sono proprio le primarie che non vorrei. Per esempio, io mi sono presentato candidato segretario, senza un'organizzazione, senza avere dalla mia le tessere del partito, e sono arrivato quasi al 15 per cento. Bisogna andare in quella direzione. Quanto potrà resistere la classe antica, chiusa nelle stanze del potere? Dobbiamo lavorare tutti insieme perché prenda il sopravvento la possibilità di una competizione davvero alla pari: ci sono pochi dirigenti del secolo passato che riescono a influenzare le linee del Pd. Ma le persone seguiranno chi indica percorsi trasparenti di democrazia e merito.

In realtà, anche le primarie alle quali ha partecipato lei, sono state di fatto un modo per contarsi nel partito, tra chi sosteneva Bersani e chi spingeva per Franceschini. Tanto rumore per nulla.

I cambiamenti non si fanno in una notte. Abbiamo avviato un percorso. Da noi dovrebbe funzionare un po' di più come succede in America, dove spesso è difficile immaginare chi saranno i candidati leader. Oggi in Italia ci capita spesso la stessa rosa di nomi: il paese deve essere modernizzato proprio attraverso un meccanismo che porti a superare questa fase storica.

Come?

Dando la possibilità di correre a persone che se la sentono. E poi, stabilendo un numero limitato di candidati, permettendo a ciascuno di raccogliere un numero iniziale di sostenitori e poi dando a tutti uguali risorse, opportunità e possibilità. Il meccanismo americano è quello che mi piace di più: si inizia con primarie in luoghi molto piccoli, e così anche una persona poco nota può vincere.

Facciamo un passo indietro. A cosa si riferiva parlando di "pochi dirigenti del secolo passato" che influenzano il partito?

Alla mancata trasparenza e giovinezza, che non
è una questione di età anagrafica, ma di spirito, che si è vista in molte circostanze. Per esempio, si è notato nella segreteria Bersani o nella gestione di Dario Franceschini, in occasione della scelta dei candidati al Csm. Fino alla mattina della votazione i parlamentari non conoscevano chi avrebbero scritto sulla scheda...

La rosa di nomi dei candidati alle primarie di coalizione – Bersani, Vendola, De Magistris, Chiamparino – come le sembra?

A parte Bersani e Vendola, mi sembrano più che altro dichiarazioni di intenti. Penso che Di Pietro e Vendola potrebbero ben rappresentare due realtà importanti nella sinistra, come l'Idv e Sel. Molti hanno chiesto anche a me di partecipare.

E lei come ha risposto?

Dando la mia disponibilità.

Dica la verità, è lei il candidato nascosto di D'Alema...

Non credo proprio: quando mi sono presentato alla segreteria del Pd, lui è stato vigorosamente contrario.

Paradossalmente, nel Pd molti dei sostenitori delle primarie sono quelli che vorrebbero un ritorno di Prodi. Lei cosa ne pensa?

Ho molto rispetto per Prodi. Ma credo che possiamo anche immaginare una figura che non sia stata capo del Governo o Ministro nel secolo passato.

BACK TO LATERZA...
P.S. Primarie vere e tessere vere: il Pd laertino, quello con la faccia pulita, lotta per questo...

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