giovedì 10 febbraio 2011

PENSIERI DEL (DIS)IMPEGNO - Atto I

Alla sinistra che vorrei, alla Laterza che vorrei e all'Italia che vorrei servirebbe un pensiero, un'idealità capace di guardare oltre il 900 e i suoi schematismi ma che ne ricordi la storia e le strutture. La storia del 900 porta con sè conquiste e brutture.
Il ricordo, in questa fase, è fondamentale: non immobile ma dinamico. Dal ricordo delle conquiste si riparte, da quello delle brutture si ri-perde.
Andare oltre è un movimento del pensiero e del cuore. E' comunque un "moto a luogo". E' un viaggio del quale però si sa da dove si parte ma non si sa dove s'arriva. E' come fare un biglietto per l'Isola che-non-c'è.
Molte volte, addirittura, "si va oltre" andando verso un luogo che ancora non esiste. Ed allora il viaggio "che-dove-va-nessuno-sa" diventa un difficile viaggio nel "deserto del tempo" che è il futuro.
Dobbiamo ritornare all'emozione che una volte si provava pensando al futuro: la paura. Oggi si ha una terribile paura del presente. Un tempo il futuro spaventava perchè è l'unico luogo dove l'impossibile è possibile.
Il futuro, insomma, spaventava perchè era (potenzialmente) troppo bello. Occorre tornare ad avere paura della bellezza: perchè solo la bellezza (delle azioni e dei pensieri) salverà il mondo.

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