martedì 21 settembre 2010

I vangeli a sinistra (di Pippo Civati)

Dopo aver letto la seconda lettera di Walter apostolo ai democratici (anche se a volte tutte queste lettere e le conseguenti polemiche sembrano riservate ai soli 'romani'), una lettera che chiarisce quello che deve chiarire (su papi e cardinali), credo che ora possiamo passare ad un altro genere letterario (prima di dover scrivere l'Apocalisse).

Siamo alla presenza di numerosi evangelisti: c'è Pierluigi (che fa il segretario), c'è Sergio (con la sua Sfida), c'è Walter (con il suo Movimento), c'è Nichi (con le sue Fabbriche). E altri ancora. Forse è il caso di immaginare delle "tavole sinottiche", che permettano di confrontare le versioni offerte da ciascuno. Scopriremmo che i punti di contatto sono innumerevoli e che la storia che stiamo raccontando potrebbe anche (addirittura!) essere la stessa. E che quello che trovate nel vangelo secondo Sergio a proposito di "rivoluzione industriale" si ritrova nel documento secondo Walter e nel discorso secondo Pierluigi. E che di scuola parlano tutti, e insieme forse potrebbero farlo meglio. Per non dire del Pd, che forse dovrebbe preoccuparsi di dare un'immagine di sé. Non arrivo a dire "una sola", ma almeno un'immagine.

L'invito è quello di assumere lo slogan più efficace del Bersani del Congresso, quando diceva di non volere un uomo solo al comando. Viva il pluralismo, che non è però la confusione di voci diverse. Presuppone, il pluralismo, che ci si ascolti, anche, prima di parlare.

Sarebbe un modo, come ripetiamo spesso, per abbassare i toni e alzare lo sguardo. Per uscire da un dibattito interno asfissiante, per superare di slancio la burocrazia. Per offrire versioni, appunto, e non correnti. Per lavorare all'unità e alla comprensione reciproca e non al loro contrario.

P.S. Il mio pensiero in merito ha due polarità: se da un lato vorrei il pluralismo come lo recita (Super)Pippo Civati (un pluralismo dove "ci si ascolti anche prima di parlare"), dall'altro l'intervento di Veltroni (anche piuttosto condivisibile nei contenuti) andava fatto in un altro momento. Detto ciò, se il pensiero veltroniano andrà ad arricchire positivamente la dialettica interna ed esterna al centro-sinistra, non potrò che esserne contento. Spero, però, che, al più presto, ci si sieda tutti attorno ad un tavolo e si discuta: Dialettica dell'illuminismo, in poche parole.

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