giovedì 10 giugno 2010

CRITICA DELLA RAGION POLITICA

Più ci passo il tempo e più m'accorgo delle potenzialità (inespresse, altrimenti non sarebbero potenzialità) del Partito Democratico. No, ragazzi, non siete a Zelig o in un cabaret di provincia. E, a costo di poter sembrare ai più un pazzo (o quantomeno un tipo eccentrico), lo ribadisco: il PD può essere la chiave di volta del futuro. A patto, ovviamente, che manifesti quanto di buono ha al suo interno. E, che dir si voglia, il buono c'è!
Il PD nacque poco meno di tre anni fa con un’intenzione ben precisa: superare gli schematismi (veramente trascendentali) della vecchia politica per costruire una sinistra per il XXI secolo.
Ricordo bene quella fase e, francamente, non la accettavo. Ma ora, con un po’ di anni in più sulle spalle, comprendo che quel presupposto era ed è, secondo me, la chiave di volta per la sinistra. Cerco qui di chiarirne il perché.
Chi vi scrive, dovreste saperlo, ha vent'anni. Appartiene, dunque, alla "classe 89": la prima che non ha conosciuto un mondo (politico e non) diviso in "comunisti" e "democratici". Difatti ho concepito da sempre la politica divisa, questo sì, tra destra e sinistra. Una sinistra, però, democratica e sociale che conservasse le sue radici e che, al contempo, guardasse a testa alta l'orizzonte del "futuro che si farà presente".
Si dirà: ma anche i partiti che hanno preceduto il PD erano democratici. Certo che sì. Ma il passato, a mio avviso, condizionava tanto e troppo il loro status, le loro azioni e, di conseguenza, la loro percezione pubblica. E con questo non intendo dire che fossero "comunisti mascherati da democratici" - come paventava Berlusconi nella campagna elettorale del 1994. Dico solo che la gente non percepiva in quei politici il segno di un tempo che era ormai passato. E, questo, per chi è impegnato in politica, è essenziale. Difatti chi non incarna le prerogative e le prospettive del proprio tempo resta invisibile alle masse.
Ed è fondamentalmente questa la base, il sostrato di pensiero che sta sotto al Partito Democratico: ripensare, innovare e riempire la politica e il proprio tempo. Ma passata l'euforia iniziale, è tornato prorompente lo schema del passato che, inevitabilmente, ha ricordato a tutti che questo nuovo partito è nato dalla fusione dei vecchi DS e Margherita. E nulla fu più come prima.
Allora mi chiederete come faccio ad essere ottimista sul futuro di questo partito. E la risposta è banale (non fate più domande così banali, suvvia!): proprio in virtù di quelle basi che ci fondano ma che ogni giorno ormai contribuiamo a distruggere. Ripensare la politica in forza del proprio tempo è, infatti, qualcosa di radicale ma vitale per qualsiasi partito o organizzazione. Insomma, in un’era post-ideologica come la nostra (siamo nel 2010 ed è ridicolo sentirsi solo "ex" di qualcosa) serve costruire una nuova idea. Un'idea che salvi le radici ancora sane ma che punti al/sul futuro. Perché è forse questo il grosso problema del mio partito oggi: sembra piegato sul passato.
E allora chi potrebbe creare una nuova idea di politica di sinistra (verace e pulsante): i figli del proprio tempo. Ovvero, i giovani. E, si badi bene, non ne faccio una questione anagrafica. La politica ha, infatti, bisogno di tutti. Perché tutti sono utili. Purché "lavorino" nei giusti spazi, ovviamente.

Appendice alla "Critica": E' chiaro che, tutto questo bel discorsetto, va poi verificato (etimologicamente dal latino sta per "render vero", "realizzare"). A tutti i livelli e in tutte le realtà politiche, ben inteso.

Nessun commento:

Posta un commento