mercoledì 23 giugno 2010

Maturità: il tema sui giovani e la politica lo scriviamo noi (di Morris Gasparri)

Google Analytics per chi gestisce un sito come il nostro è una droga potentissima. In tempo reale si ha accesso a tutta una serie di informazioni attraverso le quali è possibile ricostruire gli accadimenti della cronaca politica anche senza far ricorso alle agenzie o ai siti dei grandi quotidiani. Ad esempio ieri, consultandolo verso le quattordici, sono sobbalzato nel notare un numero elevato di visitatori arrivati al sito googlando “giovani e politica”, “giovani e politica nella storia”, e frasi simili. Ovvio, c’era qualcosa sotto, scoperto subito dopo, ovvero la traccia del tema della maturità intitolata proprio “I giovani e la politica nella storia”.

Certo, è una notizia minima, ma per noi significativa. Di giovani scriviamo spesso, gli articoli sulla “questione generazionale” sono tra i più letti, e quelli che solitamente fanno incetta dei “mi piace” facebookiani. Quindi l’effetto di sentirsi dei piccoli pandit generazionali c’è, non lo neghiamo, anzi lo rivendichiamo tra le finalità strategiche del nostro impegno collettivo. Facciamo un giochino ulteriore. Cosa avremmo risposto ad un giovane maturando che ci avesse chiesto consigli su cosa scrivere in questo tema?

La risposta è immediata: i giovani devono occuparsi del potere. Cos’è, come si prende, come si esercita, chi lo detiene, per quali finalità lo si detiene, come si giudica e critica chi lo detiene (beninteso, un’idea moderna del potere, diffusa, non concentrata in un unico punto “sovrano”). E’ questo il motivo per cui al Ministero avrebbero dovuto mettere nella traccia prima indicata la lucida provocazione di Raffaele Mauro, al posto degli appelli ai giovani di Aldo Moro o di Papa Woytyla, che letti oggi, con tutto il rispetto per due grandi personaggi del secolo scorso, somigliano a delle pappe per il cuore. Come sono pappe per il cuore, per venire a degli esempi più recenti, i discorsi ad alto rischio zuccherosità di Fini sui giovani “nati-dopo” e sulla generazione-Balotelli, che oltretutto ieri se n’è fregato di questa traccia e ha scelto il tema sulla musica, o le attenzioni premurose del ministro Gelmini che ha dichiarato che lei avrebbe scelto proprio questa traccia.

Perchè prendersela così tanto con le pappe per il cuore, a rischio di toccare dei miti sacri di ieri? Perchè le pappe per il cuore sono un ostacolo alla comprensione della realtà. Siamo passati nell’arco di un trentennio da una condizione in cui i giovani avevano potere ed occupavano la scena pubblica con le loro rivendicazioni, giuste o sbagliate che fossero, ad un’altra in cui i giovani come entità collettiva hanno un potere vicino allo zero, a fronte di condizioni di svantaggio crescenti, demografiche ed economiche. Ecco perchè la categoria “giovani” in politica non esiste in quanto tale, ma va declinata e contestualizzata storicamente. Come se ne esce? Appunto, solo occupandoci dei modi in cui il potere viene esercitato e le risorse distribuite all’interno di una società, il che significa far emergere i giovani come categoria, come centro di interessi. Tre considerazioni per il raggiungimento di questo difficile obiettivo:

1) Abbiamo mezzi molto più potenti per coordinare azioni collettive rispetto ad ogni altra epoca storica, e mai le rivendicazioni generazionali sono state più basse. Il connubio rete-politica non può quindi essere solo quello individualistico del mercato politico e delle campagne elettorali. La rete deve anche aggregare progetti di cambiamento collettivi, e solo quando nascerà qualcosa di concreto su questo fronte potremo salutare la “generazione web” come motore di innovazione politica e sociale. Alcune speranze in questa direzione esistono, ad esempio il successo di un progetto come La Repubblica degli Stagisti, a patto però che non rimangano progetti isolati nell’arcipelago della Rete e che si traducano in un qualcosa di ulteriore rispetto al mero collettore di testimonianze.

2) Un grande problema della questione generazionale sono gli steccati ideologici.Per chi ha meno di trent’anni l’Italia sta diventando una Repubblica fondata sul neo-schiavismo degli stage? Se il problema è endemico, è ovvio che la soluzione di uscita non è la speranza individuale di farcela, e degli altri stagisti a vita chissenefrega. La soluzione semmai sta a livello legislativo. Fare figli nel sistema di welfare attuale significa per una giovane ragazza italiana essere un’eroina, come ricordava con passione la nostra Caterina Pikiz al termine di questo dibattito? Idem. Ma le leggi spesso nascono sulla base delle pressioni e delle rivendicazioni, non per parto spontaneo. Qui c’è il punto. Molti giovani ad esempio si sono mobilitati con il “popolo viola”, è un dato sociologicamente rilevante rispetto alla tendenza al distacco dalla mobilitazione collettiva prima citata. Ma se la polarizzazione della rabbia verso obiettivi totemici portasse però alla divisione delle forze? Uno stagista di destra ed uno antiberlusconiano dovrebbero incontrarsi e parlarsi, invece di marciare divisi. Irene Tinagli è di destra o di sinistra? Poco importa, è una testa pensante che può aiutare a fare da detonatore di idee importanti sul terreno politico in materia di giovani e mercato del lavoro, ed è per questo che deve diventare un riferimento generazionale, come da tempo sosteniamo. Ancora, Francesca Santolini non è sicuramente di destra, ma la sua battaglia contro le degenerazioni della politica locale non riguarda certo solo i giovani di sinistra.

3) Per finire, e per tornare nuovamente alle suggestioni dell’articolo di Raffaele Mauro, è difficile fare una rivoluzione se non si conoscono i “nemici”. I giovani italiani sanno davvero molto poco su chi siano le élite, come si formino le nomine, quali siano i curricula dei “potenti” etc. E’ un derivato del fatto che ci sia un appiattimento di conoscenze storiche. Anche qui c’è una contraddizione. La Rete fornisce il più grande archivio della storia dell’umanità, Wikipedia è sempre lì pronta a correre in soccorso con le sue biografie, e nessun giovane italiano sa ad esempio chi siano Francesco Paolo Fulci, Bruno Ermolli o Corrado Passera. Ancora, il problema dello squilibrio pensionistico origina negli anni ‘80, ma i giovani non sanno granchè di queste materie decisive per il loro (nostro) futuro. Su questo, come su molti altri fronti, occorrerà rimediare.

P.S. I perchè di un rinnovamento lento ad arrivare sono tutti qui. La politica e i giovani. un matrimonio che non sa da fare?
Bellissimo pezzo di Morris Gasparri. E' vero. solo la conoscenza ci libererà!

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