lunedì 4 ottobre 2010

Il Manifesto dei cervelli in fuga (di Mauro Munafò, da L'espresso.it)

E' una classe dirigente in esilio. Giovani con laurea e master fuggiti dall'Italia per cercare un posto in cui essere valorizzati senza giochi di potere, parentopoli e raccomandazioni. Esperienze e storie che provano a riunirsi intorno a un Manifesto degli Espatriati, un agile documento di dieci punti che fotografa la situazione del Bel Paese tra ricambi generazionale mai avvenuti e welfare state inesistenti.

E' questa la provocazione lanciata da Sergio Nava e Claudia Cucchiarato, autori rispettivamente di "Fuga di talenti" e "Vivo Altrove", due libri che denunciano la situazione dell'emigrazione professionale dal nostro paese: la cosiddetta fuga dei cervelli. Il loro manifesto, appena lanciato, vuole "denunciare tutto ciò che in Italia non funziona – recita il testo - impedendo ai giovani di emergere: dai processi selettivi carenti alla gerontocrazia e raccomandazione imperanti, dal Welfare State inesistente per i giovani al ricambio generazionale mancato.

Il "Manifesto" mette nero su bianco le cause dell'espatrio di centinaia di migliaia di giovani italiani. Brillanti, ma senza gli "agganci" giusti". Un documento aperto alle firme di tutti quegli italiani emigrati che sperano un giorno di tornare, ma con un paese diverso da quello che hanno lasciato. "Dalle storie che abbiamo raccolto – spiega Sergio Nava, autore di "Fuga di talenti" - emergevano quasi sempre gli stessi motivi che costringevano i ragazzi alla fuga. Allora abbiamo deciso di lanciare questo manifesto per inviarlo alle autorità e far crescere la consapevolezza di questo fenomeno in corso".

Una corsa all'estero dei talenti più preparati, aggravata dall'incapacità del nostro paese di attirare i cervelli altrui. Secondo i dati di una ricerca della fondazione Debenedetti, su cento laureati nel nostro paese solo il 2,3% sono stranieri, mentre la media dei paesi Ocse è del 10,45%.

I laureati italiani che sono andati a lavorare in altri paesi Ocse sono quasi 400 mila, mentre solo 85 mila sono gli stranieri arrivati qui con laurea: un saldo negativo di oltre 300 mila cervelli. "Questo dato – spiega Nava – è ancora più preoccupante se si considera che la percentuale di laureati in Italia è molto bassa e quei pochi che abbiamo sono costretti ad andarsene".

Numeri completi sul fenomeno non ne esistono, e anche l'anagrafe degli italiani all'estero raccoglie solo una parte dei connazionali andati via. Anche per questo Repubblica.it e Claudia Cucchiarato hanno lanciato un censimento per radunare dei dati utili.

Le iniziative degli ultimi anni per il "contro esodo" di cervelli, promosse da Regioni e Governi, non hanno ottenuto grandi risultati. "Il problema – continua Nava – è che questi ponti creati dalle istituzioni con agevolazioni fiscali sono giusti, ma se dall'altra parte del ponte rimane il sistema italiano, allora perché tornare? Chi ha 35 anni è considerato un ragazzino, chi ha un curriculum internazionale finisce dietro a chi è stato sempre fedele a un sistema". Più che una semplice denuncia del fenomeno, che va avanti da più di dieci anni, il Manifesto degli Espatriati vuole però costruire una comunità e dargli una voce. "Chi va via dall'Italia finisce per tagliare i ponti con il mondo del lavoro italiano, in cui un curriculum vitae internazionale conta meno di un cognome. Se vai in un altro paese significa che non esisti più per l'Italia, e questo non è possibile".

Ecco allora che il Manifesto cerca di riunire la massa critica degli emigrati per farli "pesare" davvero e fare pressione contro la mentalità provinciale che domina nei piani alti nostrani. Il punto numero dieci del manifesto è, in questo senso, un piano di battaglia: "Noi giovani professionisti italiani espatriati intendiamo impegnarci, affinché l'Italia torni ad essere un "Paese per Giovani", meritocratico, moderno, innovatore. Affinché esca dalla sua condizione terzomondista, conservatrice e ipocrita. E torni ad essere a pieno titolo un Paese europeo e occidentale. Ascoltate la nostra voce".

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